Memorie d’artista: La prima personale alla Galleria  Siris

Memorie d’artista: La prima personale alla Galleria Siris

maggio 1, 2019 0 Di Francisco Córdoba

Tenutasi nel 1986, nell’iconica cornice della storica Galleria Siris, la prima personale del maestro Córdoba si carica di un duplice significato, delineandosi al tempo stesso un punto sia d’arrivo che d’inizio.

Per il giovane artista costaricense (a quei tempi poco più che ventottenne), l’esposizione rappresenta il coronamento di un sogno; l’ ideale conclusione ad un percorso di studi e di maturazione personale o, come lo ha definito egli stesso di “un viaggio alla scoperta di sè”; un metaforico cammino avviato già in età adolescenziale e portato avanti con fervore nei decisivi anni della carriera universitaria.

Proprio di questa esperienza e della sua fondamentale importanza ha parlato recentemente il maestro Francisco, intervistato durante la presentazione della rassegna Memorie d’Artista (un progetto promosso dall’Associazione Culturale “Utopia”). Le domande sono a cura del blogger Alessandro Taliente

Buongiorno Maestro. Ci racconti, che significato ha la prima personale per l’uomo Francisco e per il Córdoba artista?

La prima personale per l’uomo Francisco significa il raggiungimento di una maturità interiore che, inevitabilmente, doveva esprimersi in pubblico. Invece, per il Córdoba artista significa la presentazione in pubblico di un percorso di evoluzione e maturazione arricchito negli anni con viaggi, studi, nuove culture e dimensioni artistiche

Quali sono state le principali difficoltà nell’organizzare l’evento?

Le principali difficoltà sono state la scelta delle opere, dato che già s’intravvedevano due percorsi ben definiti nella mia ricerca e poi, indubbiamente, il budget complessivo per sostenere materiali, cornici, pubblicità e diffusione

Come nacque l’idea della mostra e qual’era il suo filo conduttore?

L’idea dell’esposizione è sorta, appunto, per il mio bisogno di dialogare con il pubblico attraverso i miei cromatismi, le mie forme e la mia poetica. Il suo filo conduttore è stato, da una parte, l’esternazione dei miei sentimenti, principalmente con gli acquerelli, e dall’altra, il mio impegno socio-politico con le tele di grosso formato e alcune installazioni

Che accoglienza ricevette dal pubblico italiano?

Sinceramente, l’accoglienza è stata molto positiva, vuoi perché ci sono state diverse pubblicazioni, vuoi perché diverse opere sono state acquistate, ma anche perché ho iniziato un percorso virtuoso di nuove esposizioni, iniziative ed eventi

Fra le opere che espose (circa 35) c’è ne è una in particolare che le piace ricordare?

Sì, ricordo con tanto affetto e nostalgia l’opera intitolata “Sogno”. Non ho mai conosciuto il suo acquirente e non so che strada abbia percorso. Si trattava di un olio su tela da 80×100 cm, creata nell’85. Ma ricordo anche con tanto affetto l’acquerello, 55×70 cm, “Nudo dietro un vetro rotto”. Di questa ho conosciuto l’acquirente che, purtroppo, non c’è più per cui non so che strade abbia intrapreso

Ha qualche aneddoto da condividere?

Durante l’inaugurazione, un amico pianista dei Paesi Bassi ha fatto appositamente un concerto – ovviamente, ho provveduto io al noleggio del pianoforte-. Il concerto si è svolto in due tempi, uno più classicheggiante e l’altro molto più contemporaneo. Ricordo ancora che quando ha suonato Berio, il pubblico si è alquanto irrigidito.

Rimase stupito dalla loro reazione?

Non vorrei dire che me l’aspettavo ma sicuramente era comprensibile. Le opere di Berio sono alquanto particolari e non sempre di facile intuizione. Sono anticonvenzionali, diverse dalle classiche sonorità.

La scelta non è stata casuale, giusto?

Ovviamente c’era una correlazione con le mie opere. Purtroppo quella che l’avrebbe spiegata al meglio (una tela dipinta utilizzata del lucido di scarpe) non era stata esposta il giorno dell’inaugurazione…

Per me l’arte è sempre stata sperimentazione e dialogo. Realizzando una sorta di pedagogia sociale, ho cercato di far capire al pubblico le molteplici sfumature del colore e della forma così come dei suoni, dei ritmi, delle assonanze e delle dissonanze con materiali assolutamente sui generis

Nonostante la composizione musicale e pittorica creata in modo ‘non classico’, si riesce a dar vita a nuove armonie, nuove sensazioni, nuove emozioni.

DOCUMENTI

A questi due link potete trovare il catalogo e la rassegna stampa dell’evento.